La novità è già in vigore dallo scorso 17 febbraio 2023, posto che il decreto con il quale è stato imposto il blocco alla cessione del credito, è stato già pubblicato in Gazzetta Ufficiale (vedi D.L. 16 febbraio 2023, n. 11, in G.U. n. 40 del 16 febbraio 2023 recante Misure urgenti in materia di cessione di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali).
La notizia è arrivata come un doccia fredda per imprese e contribuenti: il Governo ha eliminato le opzioni di cessione del credito e sconto in fattura, lasciando come unica alternativa ai contribuenti, quella di pagare le spese per i lavori edili effettuati, per poi usufruire della detrazione in dichiarazione dei redditi.
Quindi adesso l’applicazione del bonus 110 diventa impossibile.
Si salvano solo i lavori già in essere ovvero quelli rispetto ai quali è stata effettuata la comunicazione di inizio lavori, CILA o altri titoli abilitativi. A cambiare è anche la responsabilità di coloro i quali hanno acquistato o acquisteranno crediti già in circolazione.
Si salvano solo quelli rispetto ai quali, entro il 16 febbraio risulta presentato il titolo abilitativo (CILAS per il superbonus) e adottata, per i condomini, la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori.
Ma molti bonus fiscali rimarranno attivi, solo che le possibilità di far partire i lavori diventano più impegnative, dovuto soprattutto alla liquidità non ancora ottenuta dei crediti incagliati.
I crediti del Superbonus rimangono ancora incagliati e, a dispetto delle norme approvate per trovare una soluzione, stanno crescendo. Fino ad oltre 30 miliardi (come anticipato dal Sole 24 Ore del 30 maggio scorso), secondo le stime diffuse dall’Ance, che calcola sul territorio ben 180.000 interventi bloccati, tra villette unifamiliari e condomini. Un danno enorme sia per le imprese sia per i livelli occupazionali, denuncia l’associazione, che chiede una proroga delle operazioni di 110% attualmente in corso.
La situazione si è aggravata
La situazione si è molto aggravata di recente, se si considera che solo quattro mesi fa l’Agenzia delle Entrate stimava incagli per 19 miliardi. Anche perchè, denuncia l’Ance, la piattaforma per l’acquisto dei crediti nata nel corso dell’esame parlamentare del decreto sulle cessioni non riesce proprio a decollare. La consapevolezza dello stato delle cose c’è anche nel governo: nel corso di un’interrogazione presentata dal M5S in Commissione Finanze della Camera la sottosegretaria al Mef Sandra Savino ha risposto dichiarando che la piena operatività della piattaforma “è prevista entro il mese di settembre”.
La piattaforma
Ci sta lavorando EnelX, di concerto con alcuni istituti bancari, mentre a livello pubblico non è stata intrapresa nessuna iniziativa diretta. Tra le banche e gli operatori, gli acquisti diretti sono ripresi solo da parte della stessa EnelX, di Intesa Sanpaolo e di Sparkasse. Hanno riaperto anche Credit Agricole, Unicredit e Banco Bpm (in maniera selettiva). Poste al momento sta ultimando le procedure per dare avvio al procedimento. Banche e costruttori avevano proposto a inizio anno di compensare attraverso i modelli F24 i crediti relativi al superbonus. Il governo non aveva accettato e il decreto legge cessioni di febbraio, dice Ance, “dall’oggi al domani ha eliminato la cessione e lo sconto in fattura: i pilastri del successo della misura”. Un provvedimento che è stato solo l’ultimo dei 20 cambiamenti normativi da quando esiste il 110%: “un continuo susseguirsi di modifiche che ha generato un’elevata confusione e inquietudine in tutti gli operatori”.
Il rallentamento dei cantieri
E così, lamenta l’associazione, le imprese, non riuscendo a cedere i crediti, si trovano senza soldi, perché di fatto non incassano per i lavori che eseguono. Questo, a sua volta, ha degli effetti sulla puntualità dei pagamenti dei lavoratori e delle filiere di fornitori, e porta infine al rallentamento o al blocco dei cantieri in corso. Per questo l’associazione dei costruttori chiede a gran voce una “proroga di almeno 6 mesi delle operazioni di 110% in corso, in modo da dare il tempo agli operatori di concludere gli interventi iniziati”. Anche perché le ricadute positive della maxidetrazione ci sono, sottolinea ancora l’Ance, e sono testimoniate dall’Istat e anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio in termini di Pil, ambiente, traguardi Pnrr raggiunti e benefici per le fasce meno abbienti. “Siamo consapevoli che è stato concepito come uno strumento straordinario, ma l’impianto tecnico, giuridico e dei controlli ha rappresentato una struttura ottima sulla quale costruire il futuro”, afferma l’associazione.
Articolo del sole24ore e edilportale